Lo scorso 17 agosto è stata pubblicata la relazione finale della Commissione
ispettiva, incaricata di far luce sulle rivolte nelle carceri del 2020.
La Commissione citata, istituita dal Dipartimento dell’Amministrazione
penitenziaria ex P.C.D. 22 luglio 2021, aveva il compito di indagare
«sull’origine delle rivolte avvenute negli istituti penitenziari nel marzo 2020,
sui comportamenti adottati dagli operatori per ristabilire l’ordine e la
sicurezza e su eventuali condotte irregolari o illegittime poste in essere».
Tra il 7 ed il 12 marzo 2020, 7.517 detenuti hanno dato il via a manifestazioni
di protesta collettive, caratterizzate da rifiuto del vitto, lancio di oggetti ed atti
vandalici che hanno interessato ben 57 istituti penitenziari e più violente
rivolte caratterizzate da devastazione delle strutture, atti di violenza nei
confronti del personale penitenziario e sanitario, sequestri di persona,
evasioni in massa, che hanno riguardato i 22 istituti sottoposti ad attività
ispettiva.
All’epoca dei fatti nel nostro Paese erano presenti 190 istituti penitenziari.
Quelli coinvolti in disordini sono stati ben 79. Più di un terzo degli istituti di
pena. Tale rapporto dà contezza di quella che è stata la portata del fenomeno.
La prima rivolta si è consumata nella Casa circondariale di Salerno. Era il 7
marzo 2020. Il giorno dopo seguiva la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale –
ampiamente anticipata dai mass media – del D.L. 11 marzo 2020, n° 16 (conv.
in L. 8 maggio 2020, n° 31) con il quale erano state disposte – a decorre dal 9
marzo – misure limitative della socialità della popolazione carceraria, tra cui
la sospensione dei colloqui in presenza con i familiari.
A tale sommossa ne sono seguite altre, generandosi un vero e proprio effetto
domino (Per l’elenco esaustivo degli istituti coinvolti si vd. la Relazione par. 6
pp. 32-33).
L’esito in termini di «costi» – umani e materiali – è stato drammatico.
Dalla documentazione acquisita e dalle indagini ispettive condotte all’interno
di ciascun istituto di pena coinvolto sono emersi dati allarmanti.
In particolare, 13 sono i detenuti deceduti (3 a Rieti, 1 Bologna, 5 a Modena, 4
trasferiti da Modena e deceduti rispettivamente ad Alessandria, Parma,
Verona e Ascoli), 72 gli evasi dalla Casa circondariale di Foggia
(successivamente, in parte rientrati e in parte catturati dalle Forze
dell’ordine), numerosi i casi di ricoveri ospedalieri di detenuti per overdose
da farmaci ovvero per le lesioni riportate durante le sommosse, 6 il numero
delle unità di personale di polizia penitenziaria sequestrate e 5 di personale
sanitario. Sono state invece 132 le unità di personale di polizia penitenziaria
sottoposte a cure e/o ricoverate in strutture ospedaliere.
I danni subiti dall’Amministrazione penitenziaria sono ammontati a 9 milioni
di euro, per l’esattezza 8.808.042,56 e hanno riguardato per lo più parti
comuni degli edifici penitenziari e gli impianti, compresi quelli di
videosorveglianza.
La morte di un numero così elevato di detenuti e la gravità di una rivolta
collettiva che – per numero di soggetti coinvolti e per i danni riportati
dall’amministrazione penitenziaria – non ha precedenti nel nostro Paese, ha
posto sin da subito degli interrogativi sul livello di sicurezza delle strutture
penitenziarie italiane, oltre che sulla capacità dimostrata dal nostro sistema di
affrontare un fenomeno grave e complesso come quello causato dall’impatto
dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 sul mondo del carcere già afflitto –
come è noto – da problematiche di enorme portata.
Doverosa è stata pertanto l’esigenza dell’avvio di un’ispezione interna
all’amministrazione penitenziaria, volta a verificare l’origine delle rivolte e la
legittimità e correttezza del comportamento tenuto dagli operatori per
intenzionali per farvi fronte.
La Commissione, nella succitata relazione, ha espresso un giudizio
ampiamente positivo sul comportamento tenuto dal personale penitenziario.
A tale esito la Commissione è pervenuta analizzando una serie di fattori che
hanno messo in luce i limiti del sistema carcerario italiano.
Anzitutto si è fatto notare che quasi tutte le rivolte si sono sviluppate con una
tale rapidità e violenza da costringere gli operatori penitenziari – e non solo –
ad agire d’impulso, per tentare di scongiurare il peggio e ristabilire nel più
breve tempo possibile l’ordine e la sicurezza negli istituti interessati.
A ciò si aggiunga l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione. In specie, in sede
di accertamento è emersa l’arretratezza dei piani di difesa nonché la loro
scarsa «pubblicità», rendendo gli addetti ai lavori non adeguatamente
formati. Così come insufficienti e/o vetusti si sono dimostrati i presìdi
personali di difesa (a titolo esemplificativo, si pensi ai caschi, scudi e
sfollagente).
Si sommino, ancora, la precarietà strutturale di gran parte degli edifici e la
sorprendente pericolosità dei letti di metallo che si sono rivelati armi
eccezionali.
È stata denunciata altresì la sproporzione numerica tra i detenuti e il
personale presente al momento delle rivolte, tanto che si è reso necessario
l’intervento di Forze di polizia e Autorità esterne. Si ripropone così,
immancabilmente, l’annosa questione della scarsità di risorse, materiali e
umane, di cui sono destinatarie le carceri italiane.
Così – volendo tralasciare le peculiarità di ogni singola rivolta – la quasi
totalità degli eventi sottoposti al vaglio della Commissione, così come le
condotte poste in essere dagli operatori penitenziari, sono da reputarsi
legittimi ed esenti da irregolarità.
Nonostante la drammaticità degli eventi – si legge – il personale penitenziario
ha complessivamente agìto nella legalità, mantenendo l’autocontrollo e
attuando ogni iniziativa possibile finalizzata alla ricerca del confronto, al fine
di arginare il verificarsi di ulteriori danni.
In più occasioni – si sottolinea – la polizia penitenziaria ha dato prova di
coraggio e professionalità, mettendo a repentaglio la propria incolumità
personale al fine di ripristinare l’ordine e la sicurezza negli istituti e anche di
tutelare la salute di molti detenuti coinvolti nei disordini e bisognosi di
intervento.
Di seguito: https://www.gnewsonline.it/carcere-ecco-la-relazione-della-commissione-sulle-rivolte-2020/
A cura di Giulia Vagli